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Il volume si apre esaminando i cambiamenti che città e cinema, come forme in stretto rapporto e paradigmatiche della modernità, hanno subito negli ultimi sessant'anni. Nella seconda parte, La città nel cinema americano, è evidenziato l'oscillamento, dagli anni cinquanta agli anni settanta, tra un ethos antiurbano, che vede la città come luogo inquieto e inquietante, e un ottimismo di maniera, che propone la metropoli come grande occasione di ascesa sociale. Negli anni ottanta e novanta la città, nella cinematografia americana, è descritta invece come obiettivo sensibile di minacce di diverso tipo, anticipando un topos che continuerà dopo l'undici settembre. Si passa poi alla città nel cinema italiano, giudicato, dopo il neorealismo, come fortemente urbano, diviso tra film che tematizzano l'immigrazione meridionale nelle grandi metropoli del nord e opere che analizzano in chiave critica il periodo del boom economico. Negli anni ottanta il cinema italiano perde in parte il contatto con la realtà urbana, recuperandolo nel decennio successivo. Il nuovo millennio del nostro cinema si caratterizza, infine, per una nuova attenzione ad una dimensione socio-territoriale che riprende i temi delle periferie e del rapporto nord-sud. Il volume si chiude contestualizzando il fenomeno delle Film Commission e del movie induced tourism indici anche di un nuovo, e programmatico, ruolo del cinema come strumento promozionale del marketing urbano.